Dott.ssa Stefania Passaquindici

I disturbi del comportamento alimentare nei giovani

Dott.ssa Stefania Passaquindici

Prima di delineare alcuni riferimenti descrittivi dei singoli disturbi intendo fornire ai genitori un elenco di riferimento di osservazione dei comportamenti dei propri figli.

  • Restrizione alimentare (saltare pasti, magiare solo alcuni alimenti, bere solo liquidi, calcolare le calorie)
  • Episodi di vomito autoindotto ripetuti
  • Esercizio fisico eccessivo volto alla perdita di peso
  • Episodi ripetuti di abbuffate (soprattutto di nascosto) o miscuglio di cibi e sapori, alternando dolce a salato o sovrapponendoli
  • Preoccupazione eccessiva per l'aspetto
  • Episodi di amenorrea
  • Disturbi dell'umore
  • Isolamento sociale


Uno o piu' di questi espisodi non delinea la presenza di una patologia, ogni singolo caso va valutato e visto all'interno di un quadro di comportamenti e commisurato alla frequenza.


Di seguito sono descritti alcuni disturbi alimentari il cui esordio si inquadra solitamente nell'età dell'adolescenza.


Drunkoressia

Diffuso tra le adolescenti, in cui la persona sceglie di digiunare durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all'ora dell'aperitivo.

Cresce in Italia, sull'onda del trend statunitense dove è già una moda pericolosa, identifica una abitudine che è un misto di etilismo e anoressia. Ha trovato presa e si è diffusa fra i giovani tra i 16 e i 24 anni, in particolare fra le ragazze, i quali scelgono di astenersi volontariamente dal cibo per preparasi agli aperitivi e sballi notturni senza correre troppi rischi per la linea.

Tra le mode giovanili, primo fra tutti il binge drinking, la tendenza a bere a ritmi compulsivi, e in poche ore, più alcolici insieme (birra, breezer, alcool, superalcolici), visti come mezzo facile per favorire le capacità di relazione, grazie a una maggiore disinibizione, loquacità, euforia per farsi accettare dal gruppo.

L'alcol favorisce la maggiore permeabilità della parete gastrica, inoltre non trovando il filtro del cibo entra in circolo immediatamente, rendendo l'organo più sensibile a sviluppare steatosi epatica (il fegato grasso), cirrosi e tumore. Sono più a rischio, per lo sviluppo di queste sintomatologie, le ragazze, poiché la donna metabolizza l'alcol più lentamente. Inoltre, per quella componente di anoressia insita nell'abitudine della "drunkoressia", aumenta nelle ragazze anche la percentuale di rischio di osteoporosi, alterazioni cardiache ed amenorrea.

Fondamentale anche in questo caso l'osservazione dei propri figli e il dialogo per "scoprire" una realtà già conclamata, ma soprattutto per prevenire questo tipo di comportamento, e nel caso in cui si fosse a conoscenza di talune situazioni, non avere il timore di rivolgersi ad un esperto per farsi "aiutare" in un percorso che spesso si presenta molto tortuoso e difficile da affrontare.


Il Binge Eating Disorder (BED)

Detto anche disturbo da alimentazione incontrollata. Prevede episodi ricorrenti di abbuffate associati ad almeno tre dei seguenti sintomi:

  • Mangiare molto più rapidamente del normale
  • Mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni
  • Mangiare grandi quantitativi di cibo anche se in assenza di appetito o fame
  • Mangiare in solitudine per vergogna
  • Provare disgusto verso di sé, depressione, e senso di colpa dopo ogni episodio
  • E` presente un marcato disagio nei confronti del comportamento bulimico
  • Le abbuffate avvengono in media almeno 2 giorni la settimana per un periodo di 6 mesi


Nel Binge Eating Disorder viene citata la teoria multifattoriale che comprende:

  • Fattori genetici
  • Fattori neuroendocrini
  • Fattori evolutivi ed affettivi
  • Fattori sociali


Tra questi, sembrerebbero rivestire un ruolo fondamentale le difficili esperienze di vita infantile, la presenza di disturbi depressivi nei genitori, la tendenza all'obesità e la ripetuta esposizione a commenti negativi riguardo la forma, il peso e la modalità di alimentazione. Contrariamente a quanto avviene nella bulimia nervosa, le abbuffate potrebbero rappresentare una fuga o un blocco emotivo e del pensiero, di fronte ad uno stato emotivo ritenuto intollerabile, oppure rappresentare una difficoltà nella gestione degli impulsi.

Si ritiene che questo disturbo colpisca maggiormente tra la seconda e la terza decade di vita, ciò nonostante, indagini retrospettive hanno rivelato che la perdita di controllo sul cibo esordisce assai più precocemente della diagnosi ed in genere prima dei venti anni; questo lasso di tempo tra esordio e diagnosi potrebbe in parte spiegare la tendenza alla cronicizzazione del disturbo.

Da anni la ricerca si è focalizzata anche sulla possibile influenza dei fattori ormonali nella patogenesi delle abbuffate, tra questi i più scrutati sono l'insulina, l'adiponectina, la leptina e la grelina, e i cannabinoidi.

Tra i fattori psicosociali in grado di influenzare l'insorgenza della malattia si sono evidenziati maggiormente la preoccupazione e l'insoddisfazione per l'immagine corporea o il peso e il frequente ricorso a diete dimagranti.


Bulimia

Le pazienti con bulimia nervosa vengono distinte dalle anoressiche sulla base di un peso relativamente normale ma con la presenza di abbuffate.

L'anoressia e la bulimia hanno in comune la rigida autodisciplina.

Il 40-50% delle anoressiche sono anche bulimiche.

I genitori si rapportano alle loro figlie come se queste fossero un'estensione di se stessi, cioè tendono a investire nei loro figli tutte le aspettative per una vita da loro desiderata ma non ottenuta, questo iperinvestimento costituisce per le future bulimiche un carico di responsabilità troppo grossa, che non riescono a sostenere, se non vomitando (letteralmente) questo peso che si portano addosso.

La bulimica tende ad avere successo nella professione, ma dietro questa facciata nasconde scarsa autostima e sentimenti di dipendenza che la portano all'orgia alimentare e allo svuotamento dello stomaco.

Solo nel privato può lasciarsi andare edabbandonare l'apparenza della perfezione.

Il 25% delle bambine che hanno subito abusi sessuali presenta da grande disturbi del comportamento alimentare.

La bulimia nervosa, a causa dell'uso di purganti e del vomito, può provocare in alcuni rari casi arresti cardiaci.

Per un genitore è importante, oltre che intervenire, prevenire la malattia.

E` possibile che un genitore tenda a sostituirsi al figlio nelle scelte individuali e a imporre, senza volerlo, le proprie idee.

L'adolescenza è il periodo più difficile nella costruzione della personalità di un individuo.

La base di un buon rapporto tra genitori e figli è sicuramente la comunicazione. Il ragazzo può imparare tanto dalle esperienze degli adulti ma ha soprattutto bisogno di essere ascoltato, compreso, sostenuto nelle sue scelte, lodato per i suoi meriti, non colpevolizzato per i suoi errori e non giudicato ad ogni passo.

Molte volte i ragazzi mandano dei segnali anche impercettibili, ma rappresentativi di un disagio (silenzi troppo frequenti, sguardi tristi, frasi come: "E` inutile che ci provo tanto non andrà bene"). E` importante cogliere tutte le occasioni in cui sembra che vogliano chiederci qualcosa, senza rimandare ad un altro momento: potrebbe essere troppo tardi; dobbiamo rispettare i loro tempi. Impariamo a conoscere i nostri figli, ma soprattutto ad ascoltarli e non trascurare i loro segnali. Molti genitori pensano di conoscere i loro figli perchè li guardano con i propri occhi ma per essere genitori "attenti" bisogna allenarsi a guardarli con i loro occhi

Attraverso un sano dialogo facciamo in modo che i nostri figli non temano il nostro giudizio e si sentano liberi di chiedere. Impariamo ad ascoltare senza giudicare, a udire e capire cosa ci viene detto "tra le righe".

Non è facile, soprattutto durante l'adolescenza, ammettere che si ha bisogno di aiuto e non è facile per un genitore capire che il proprio figlio ha bisogno di aiuto, se non lo si "ascolta" davvero.


Anoressia

Il termine Anoressia, dal greco an-orexis che vuol dire mancanza di senso di appetito, si riferisce ad un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dalla riduzione volontaria dell'assunzione del cibo che, nel 15-20% dei casi, può portare al dimagrimento letale.

Le teorie degli autori sono contrastanti riguardo l'eziologia (biologica, psicologica, culturale, religiosa), ma concordi riguardo la nosografia (descrizione dei sintomi).

Per fare una diagnosi di anoressia nervosa è necessario che siano presenti determinate caratteristiche:

  • Riduzione del peso al di sotto del 25% del normale peso corporeo per età ed altezza
  • Assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi (amenorrea primaria o secondaria)
  • Intensa paura di acquistare peso e di diventare grassi anche quando si è sottopeso
  • Eccessiva attività fisica
  • Alterazioni del vissuto corporeo, ossia come si vedono le proprie misure e le proprie forme
  • Ritardato sviluppo psico-sessuale negli adolescenti e interesse sessuale marcatamente diminuito negli adulti
  • Negazione della malattia


Comportamenti compulsivi, come lavarsi frequentemente le mani possono presentarsi nel corso della malattia.

Le manifestazioni correlate al calo ponderale sono: brachicardia, peluria, ipotermia, alterazioni metaboliche. I soggetti con anoressia mentale spesso tendono a preparare piatti elaborati per gli altri ma per loro riservano una dose di cibo poco calorico. Possono accumulare, nascondere, ridurre in briciole o gettare via il cibo.

Dal punto di vista socio-psicologico possiamo sicuramente collocare l'esordio di questa patologia con lo sviluppo dei mezzi di massa che bombardano il pubblico con immagini di donne snelle, basti pensare che l'anoressia è sconosciuta a quelle popolazioni dove la magrezza non è considerata una virtù.

Questo messaggio viene quotidianamente trasmesso da riviste, film, internet e suggerisce l'idea che solo chi è snello può essere amato e apprezzato.

L'inizio della malattia si presenta infatti verso i 15 anni, spesso dopo una dieta dimagrante fatta per migliorare l'aspetto fisico, questa patologia colpisce più le donne che gli uomini, e la frequenza maschile oscilla tra il 5 ed il 10%.

Dal punto di vista più prettamente psicologico, la malattia spesso si manifesta nelle cosiddette "brave bambine" che hanno speso tutta la loro vita cercando di compiacere i genitori, diventando improvvisamente testarde e negativiste verso l'adolescenza.

Queste pazienti mancano di qualunque senso di autonomia, l'anoressia nasce come tentativo di "prendersi cura di sé" per sviluppare attraverso la cura del corpo un senso di individualità, indipendenza ed efficacia interpersonale.

Le anoressiche trasformano la loro ansia e i loro problemi psicologici attraverso la manipolazione della qualità e della quantità del cibo assunto.

Questo ruolo forzato di bambina modello, a cui la madre ambisce, fa crescere un senso di risentimento scatenando la ribellione nella quale la paziente cerca di affermare la sua vera personalità per troppo tempo sopita e non sviluppata.

Generalmente i padri di queste pazienti sono emotivamente assenti, anche se spesso presenti nelle manifestazioni materiali, ma sono refrattari al dialogo emotivo (manifestare i propri sentimenti, esprimere le proprie emozioni, gioire, piangere, rattristarsi e soffrire).

Questa assenza o negazione e repressione delle emozioni, in genere è la più grande causa del sorgere delle varie patologie. Ogni emozione repressa o controllata viene somatizzata e si manifesta attraverso un disagio o una sofferenza fisica.

La malattia del figlio è uno dei motivi principali che tiene unite famiglie problematiche. I genitori possono servirsi del problema per attribuire la colpa al partner e contemporaneamente avvicinarsi per risolvere il problema comune, oltre a essere il modo migliore per non guardarsi dentro e non vedere i propri problemi (di coppia o familiari).

E` per questo che la forma terapeutica che produce più successi è la terapia individuale associata alla terapia familiare; in alcuni casi un ottimo supporto lo fornisce anche la terapia di gruppo.


Anoressia nel maschio

La bassa percentuale dei casi di disturbi alimentari nell'uomo è indicativo della minore enfasi posta sull'importanza dell'apparire snelli a tutti i costi, che propongono i media.

Nella maggior parte dei casi anche per l'uomo come per la donna anoressica, la lotta disperata per diventare "qualcuno", e acquistare un'identità differenziata, porta a diventare eccessivamente ambiziosi, perfezionisti e iperattivi.

In tutti questi ragazzi l'esordio della malattia fa seguito a una grave crisi, un cambiamento sociale, una separazione, una mancata accettazione dell'identità sessuale ecc..

L'età di insorgenza solitamente coincide con la pubertà, e lo sviluppo sessuale non avverrebbe prima della guarigione.

I ragazzi che hanno raggiunto la pubertà, con l'inizio della malattia, interromperebbero l'emissione notturna del seme, analogamente all'amenorrea nella donna.

Nel 50% dei casi trattati ci si trova in presenza di omosessualità.

Inoltre rispetto alle donne farebbero più uso di alcol e farmaci, avrebbero maggiore ansia, maggiore iperattività e più gravi disturbi nello sviluppo psicosessuale.


Ortoressia

Ossessione maniacale per una scelta alimentare sana. Si dedica la maggior parte della giornata a studiare le proprietà degli alimenti e del cibo "giusto".

Il passo dalla sana alimentazione alla patologia di carattere prettamente psicologico è spesso molto breve. Nel caso di adolescenti in via di sviluppo, che necessitano più che mai di alimenti fondamentali per la calcificazione ossea, la costruzione muscolare, l'assestamento metabolico ecc... l'ossessione maniacale per una selezione alimentare diventa fortemente dannosa. Le donne in gravidanza che si privano di alimenti fondamentali per il nutrimento e la salute del nascituro e che poi si rifiutano di allattare dal seno o di somministrare al neonato latte in polvere, perché convinte che in essi ci siano principi chimici, possono provocare un danno potenziale a se stesse o al nascituro.

Attenzione, prevenzione e coerenza nel seguire uno stile alimentare sono estremamente utili, purché esso sia "realmente" sano e corretto, previa informazione e consulto medico e purché non debiliti l'individuo sia nello stesso benessere a cui tanto ambisce, sia nella vita sociale.


Vigoressia

La Vigoressia consiste in un abuso di esercizio fisico, di diete iperproteiche e prodotti anabolizzanti, per correggere un corpo percepito come troppo debole o esile; per raggiungere il traguardo prefissato, si abusa di integratori alimentari e si è pronti a fare uso di sostanze anabolizzanti (steroidi) pur di aumentare la propria massa muscolare, mettendo in serio pericolo la salute.

La cultura del corpo è al primo posto, lasciando in secondo piano lavoro, studio, famiglia e rapporti sociali. Anche l'investimento economico in palestre, centri estetici e fitness solitamente è sproporzionato. La vigoressia si accompagna spesso alla depressione.

La vigoressia è una patologia mentale tipicamente maschile. Emerge soprattutto a cavallo tra l'adolescenza e l'età adulta, sebbene negli ultimi anni abbiano iniziato a soffrirne anche molte persone con età superiore ai 40 e ai 50 anni.

La scarsa autostima e i modelli sbagliati imposti dai mass-media rappresentano il principale volano per la vigoressia. Nei soggetti predisposti scatta la molla dell'imitazione, che talvolta sfocia nella condizione patologica. L'abuso di steroidi anabolizzanti, comune tra i vigoressici, può avere effetti devastanti sul sistema cardiocircolatorio, portare all'atrofizzazione dei testicoli e a forme di psicosi, mentre le diete iperproteiche possono danneggiare i reni. L'ossessiva cura del corpo può sfociare nell'isolamento sociale, che a sua volta può innescare la depressione e l'incremento di pensieri suicidari. Trattare la vigoressia non è semplice perché la maggior parte dei pazienti non crede di avere un problema di salute. Chi accetta di farsi curare normalmente, viene sottoposto a una psicoterapia cognitivo-comportamentale.


Se anche tu avverti la necessità di un consulto, un supporto, un appoggio per migliorarti come genitore e migliorare perciò il rapporto con tuo figlio, puoi richiedere un appuntamento per una consulenza a info@psicobiettivo.it

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